L’interpretazione di David Sylvian, oppiaceo crooner dalla voce indolente, è al suo zenith, la ritmica di Steve Jansen è essenziale e metronomica, le linee del fretless di Mick Karn si insinuano sotto la pelle come una torbida passione, le tastiere di Richard Barbieri stendono una tenue coltre come la nebbia sul Chang Jiang e le note della chitarra di Masami Tsuchiya sono affilate lame che torturano con sapienza.
Decadente, elegante, pigro, raffinato, cosa di meglio per compensare la piovosa e loffia domenica milanese?
Buon ascolto.
p.s.: ora che la Polaroid ha smesso di produrre anche le pellicole, i gentiluomini con che cosa scatteranno le loro fotografie?
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