Il vero fascismo non è prendere a manganellate chi la pensa diversamente. Il vero fascismo è la normanità dell'odio; tanto normale da non sembrare nemmeno più odio ma solo un'opinione come un'altra. In questo l'Italia è rimasta un paese fascista.


mercoledì 11 aprile 2012

Fela: questa bastarda di una vita


“Dopo ben tre anni di attesa, mia madre e mio padre volevano proprio un bambino. Ma non era me che volevano, no, no! ne volevano uno qualsiasi del cazzo. Uno di quei tipi miti, tranquilli, hai presente? Beneducato. Sì padrone qui, sì padrone là. Non volevano mica un figlio di puttana come me!” Se questo è l’incipit, mi sono detto, ce ne saranno da leggere delle belle! E così, per fortuna, è stato.
Il libro si legge tutto d’un fiato e scorre come un fiume in piena, tale e quale la vita del suo protagonista, merito anche di uno stile molto diretto e colloquiale che mette il lettore subito a proprio agio.
Peccato che si siano dovuti aspettare ben 31 anni per poterlo leggere in italiano, fortunatamente in un’ottima traduzione che è riuscita a mantenere lo spirito dell’autore.
Le oltre 300 pagine di “Fela: questa bastarda di una vita” sono il risultato di oltre 15 ore d’interviste rilasciate da Fela Kuti al cubano Carlos Moore per quella che è stata la prima biografia scritta su un musicista africano.
Nel corso degli anni il musicista/attivista nigeriano è stato descritto come una sorta di satiro omofobo e machista (a causa del suo rapporto molto disinvolto con il sesso e le ben 27 mogli sposate tutte insieme in una movimentata cerimonia), un delinquente politicizzato (la sua comune, “Kalakuta Republic”, fu sempre una spina nel culo del corrotto e sanguinario regime nigeriano), un trafficante di droga (ma Kuti era solo un consumatore a livello industriale di marijuana).
Dalle pagine della sua biografia ne esce invece un uomo carismatico, molto motivato e determinato; per quanto riguarda il musicista, be’ basta leggere i suoi durissimi testi e ascoltare i suoi incendiari assolo.
Interessantissima la parte in cui racconta i 10 mesi trascorsi negli Stati Uniti d’America nel 1969 e la frequentazione con l’attivista delle Pantere Nere Sandra Smith che lo africanizzò e sostanzialmente cambiò il suo approccio sia con la musica che con il sociale.
Altro capitolo fondamentale quello dedicato alle sue 15 mogli (tante ne aveva all’epoca delle interviste) ognuna di esse con un sottocapitolo dedicato e relativa intervista. Anche da queste pagine esce un uomo con tantissime contraddizioni ma sostanzialmente una persona molto autentica e spontanea.
A intervallare i vari capitoli sono presenti brevi ma molto esaustive analisi dei testi, quasi tutti cantati in pidgin english (l’idioma che si sviluppò nei paesi africani che subirono un lungo periodo di colonizzazione e che è il mix tra le lingue indigene già esistenti e l’inglese, lingua ufficiale) e che nel tempo si fecero sempre più aggressivi, a volte anche violenti, verso il regime nigeriano ma anche contro gli altri regimi africani.
In questi brevi excursus viene analizzata anche la sua evoluzione musicale e stilistica che partì dal highlife, genere molto in voga nell’Africa degli anni ’60, per arrivare alla creazione dell’Afrobeat, lo stile che lo caratterizzò e che è un sapiente e geniale ibrido tra funk, jazz, salsa, calypso, juju, highlife e ritmi percussivi africani, che ancora oggi influenza buona parte della musica africana e non solo.
Sicuramente un libro che vale tutti i 22,00 €uro del prezzo di copertina e che conviene acquistare.

Buona lettura.

2 commenti:

  1. 27 o 15 mogli? Nel senso che ne ha sposate 27 poi 12 hanno chiesto il divorzio perchè pensavano di essere "l'unica"?

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  2. ne ha sposate 27 in un colpo solo poi, nel corso degli anni, ne sono rimaste 15. nel libro non sono specificate le ragioni degli allontanamenti/divorzi...

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