Il vero fascismo non è prendere a manganellate chi la pensa diversamente. Il vero fascismo è la normanità dell'odio; tanto normale da non sembrare nemmeno più odio ma solo un'opinione come un'altra. In questo l'Italia è rimasta un paese fascista.


mercoledì 25 aprile 2012

McCoy Tyner - Sahara


 Quarant’anni e non li dimostra!

Giusto nel gennaio del 1972 McCoy Tyner registrava nei Decca Studios di New York City una delle pietre miliari del jazz: Sahara, il suo primo disco per l’etichetta Milestone.

A supportarlo in questa formidabile session c’erano il fiatista Sonny Fortune (Elvin Jones, Mongo Santamaria, Miles Davis e Nat Adderley tra i musicisti più noti con i quali ha suonato), il bassista Calvin Hill alla sua prima sessione di registrazione (suonerà poi, tra gli altri, con Pharoah Sanders, Max Roach, Lee Konitz) e l’allora ventiduenne batterista Alphonse Mouzon (che non farà tesoro di questa straordinaria esperienza e, piano piano, scivolerà nel jazz/fusion più mainstream sfornando lavori solisti meno che accettabili).

Il primo brano dell’album è la maestosa Ebony Queen, che per un certo periodo aprì i concerti di Tyner. Il quartetto si presenta coeso e ben affiatato: Tyner grintosissimo, Fortune ispiratissimo, Mouzon fantasioso e Hill a “legare” il tutto con discrezione. Il Perigeo di Fasoli e Tommaso è sicuramente debitore nei confronti di questo brano.

Segue A Pray For My Family in cui Tyner si esibisce al piano senza alcun altro strumento d’accompagnamento. Il brano ricorda il percorso di un fiume, ora calmo e placido, ora impetuoso e gorgogliante.

In Valley Of Life il pianista americano imbraccia il koto, tradizionale strumento a corda giapponese, e dipinge, insieme al flauto di Fortune ed alle percussioni di Mouzon e Hill, un paesaggio sonoro quasi velato dalla nebbia mattutina.

Rebirth offre una straordinaria performance di Tyner il quale sembra avere venti dita impegnate sulla tastiera. il basso percussivo di Hill rimanda al sottofondo di certi film blaxploitation. Il sax alto di Fortune è incazzato al punto giusto. Il drumming di Mouzon è preciso anche se sembra andare per conto proprio.

La suite Sahara chiude l’album. Gli strumenti si inseguono per oltre 23 minuti in una fantasmagoria di suoni straordinaria. Ogni musicista si cimenta con strumenti che non sono i suoi; Tyner al flauto ed alle percussioni, Hill alle percussioni e Mouzon alla tromba.

Be’, la frase potrà sembrare retorica e banale ma Sahara è un album imprescindibile che dovrebbe essere presente in ogni collezione che si rispetti.

Buon ascolto.

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